mercoledì 24 giugno 2009

La ventricina, il salame più buono d'Italia

Signori e signore, la ventricina, il salame tipico dell'altovastese, è il salame più buono d'Italia!

Abbiamo già spiegato agli amici hispanohablantes cos'è la ventricina. Adesso possiamo buttarci nei festeggiamenti e nel giubilo per la notizia della vittoria dell'amato salame. Io prometto solennemente fare mambassa delle casalinghe scorte quando il destino vorrà riportarmi nella terra natía. Ovviamente, bisognerà accompagnare l'abruzzese tesoro con il dolce, ma mai traditore, nettare delle nostre terre e con una santa pagnotta di pane.

Non starò qui a lodare le gesta dei nostri esperti compaesani; né a ricordare l'antica tradizione della maialatura; né a parlare dei timbri e permessi della UE, croce e castigo degli alimenti protetti; neanche a ricordare ai nostri amministratori che il turismo enogastronomico è una risorsa non sfruttata nella nostra mai dimenticata Vasto...voglio solo consigliare a tutti gli addetti ai lavori (politici, ristoratori, salumieri, etc...) di valorizzare la ventricina, affinché sia una gioia per le nostre pupille gustative e per le nostre tasche.

Infine, amici...diffidate delle imitazioni!

Viva la ventricina!!

PS: qui c'è l'articolo di repubblica.it

mercoledì 29 aprile 2009

Il Vecchio casale

Ho sempre pensato che gli ibridi nella ristorazione non pagano. Detto così sembra che gli ibridi sono dei simpatici bonaccioni che vanno di ristorante in ristorante a mangiare a sbafo, come si dice dalle parti nostre...con delle grandi macchie di olio sulle canottiere e lo stecchino tra i denti. Per ibrido intendo locali che non hanno un chiaro profilo, quelli che fanno un po' di tutto, insomma. Esempio classico, i pub-pizzeria che infestano la costa. Però lì c'è la necessità di accontentare tutti e di farlo a un prezzo decente o non troppo indecente (in questa materia i vastesi hanno una luuuuunga esperienza...).
Qualche settimana fa sono tornato a 'Il Vecchio Casale', elegante ristorante nella zona del vastese. Più esattamente qui:

Locale ben decorato, spazioso, con giardino (le statue io le toglierei), ovviamente tutto pulito e ben tenuto...ma, è un ibrido: si muove tra cucina tradizionale e moderna (apro il dibattito: la fusione è impossibile!).
Il risultato è che ti alzi da tavola insoddisfatto. Non sai se hai mangiato bene...Rimani con il dubbio: ho mangiato buoni piatti 'moderni' che non capisco o ho mangiato mediocri piatti di cucina tradizionale? Per spiegarmi, a tutti è capitato di vedere un quadro e chiedersi: sono io che non lo capisco o non significa niente? Sapete, uno di quei quadri che se lo rigiri ti sembra uguale...Ecco, il pranzo dell'altro giorno mi è sembrato uno di questi quadri.
Mi permetto di dare un consiglio (non richiesto) all'organizzazione: se il piatto si serve al tavolo, le presentazione si perde (il modello 'mensa militare' non piace a nessuno) e il piatto enorme con in cui mi servono mi dice solo una cosa: stai mangiando poco. Se invece si curasse la presentazione, penserei: "WOW! che bel piatto!".
Non so bene perché, ma siamo disposti a rinunciare alla quantità per mangiare piatti 'moderni'. E la presentazione ha un ruolo chiave nella cucina moderna. Se penso alla cucina tradizionale, penso ad una quantità M o L, no S o XS, e se la presentazione non è curata, non m'importa. Ma se parliamo di cucina moderna, alta o fusion, beh, vorrei che davvero il piatto mi parlasse e non m'importa la quantità purchè si tratti di sapori eccezionali.

Da sottolineare, infine, il servizio: ottimo.

mercoledì 11 marzo 2009

Sagnitelle e fasciule a Miracoli

Non avevo di meglio da fare. Gabriele mi manda un sms con scritto "non mangio" e durante la pausa pranzo, complice un sole molto simile a quello di aprile, decido che vado fuori. Non fuori nel senso di fuori all'aperto (già ci stavo) ma fuori nel senso fuori Vasto, fuori Punta Penna. Decido di percorrere la Statale 16 direzione nord in cerca di qualche novità. L'intenzione che mi viene dopo aver preso la macchina è Casalbordino e parto. Arrivo e parcheggio proprio davanti al panorama da cartolina tipica del posto: Miracoli di Casalbordino.

Poco distante, l'Osteria dei Miracoli, ma era chiusa. Cavolo, sono arrivato fin qua ed è pure chiuso? Poco più giù leggo un'insegna: "Caffetteria - Pizzeria - Spaghetteria «Il Panzanaro»". Avvicinandomi vedo già quel che di rustico che affascina uno come me: un piazzale spoglio, una sedia messa lì "tanto per"... la porta del locale di un vetro logoro con attaccate vetrofanie di qualche marca di birra o altro, oramai sbiadite.
Entro e trovo quello che avevo pensato. Un ambiente da ristorante a buon mercato. Sedie e tavoli erano consoni per un ristorante, la clientela per una taverna che vive dei suoi avventori da secoli. Le battute si sprecano:

Signore distinto (a uno anziano) - "Giovane, te le fi' 'na birrette?"
Anziano - "No grazio, sono in servizio"

Sorrido. Mi piace sempre di più... Mi accomodo a un tavolo e si avvicina una ragazza davvero carina che mi dice "Lascio menu". Non era italiana, potrei dire che era dell'Est ma sarei scontato. Chiedo cos'hanno senza guardare il menu. Mi sembra una perdita di tempo e dopotutto non sono qui per fare il cliente selettivo.

-
Che cosa c'è oggi?
- Stano cucinando la pasta e fagioli...

(Cosa c'è di più rustico?)

- Va bene! Un piatto di pasta e fagioli.
- Lo vuole rossa o in bianco?
- Rossa, grazie.

Chiaro, adesso mi si dirà che una pasta e fagioli è una pasta e fagioli, nulla di così sofisticato da farti dire "Cavolo Robè, oggi mi so' magnate nientepopodimeno che... Pasta e fagioli!". Il punto è che se vai in certi posti DEVI mangiare pasta e fagioli, l'alternativa ti classifica come cacacazzi, secondo me. Un po' come andare in un ristorante in cui la specialità è il pesce e ordinare una bistecca di vitello ai ferri, benché presente nel menu.
Ecco il piatto di "Sagnitelle e fasciule" che mi è stato servito. Il Panzanaro, mi sa che ci torno...


'Il Panzanaro' si trova qui:


Ver mapa más grande

lunedì 2 marzo 2009

La pizza dell'Oste

Una pizza è una pizza e si mangia. Può essere mediocre, buona, discreta, umile, secca, grande, piccola, fine o grossa, ma il commento arriva solo a piatto vuoto: difficile che una pizza la si lasci nel piatto. Così come è difficile che la pizza sorprenda.

La verità è che la pizza ottima non esiste e che sempre dobbiamo trovargli un piccolo difetto e ci sarà sempre qualcuno che dirà la famigerata frase: “La pizza buona è quella di Napoli”. Sarà per l’umidità o per la pressione atmosferica, suppongo. Poi c’è l’annoso quanto spinoso problema della crosta. C’è chi non la mangia perché non l’ha mai mangiata, che significa semplicemente: quando ero bambino la lasciavo perché non c’era condimento; e c’è chi la lascia perché “è la parte che fa ingrassare”, come se il condimento fosse esente da grassi.

Poi c'è una strana categoria di mangiatori di pizza, alla quale -ahimè- appartengo. Sì, sono uno di quelli che mangia solo "pizze classiche" e non “queste cose moderne che si fanno adesso" (nella lingua nativa dell'autore, "cose moderne" si può sostituire con "purcuarí").

Insomma, la pizza è un mondo ed io, da buon emigrato, cerco di mangiarne una ogni volta che torno in Italia, dove la pizza è più buona...umidità e pressione atmosferica? No, no, in questo caso la pizza è più buona per altre ragioni. Ragioni meno fisiche, ma più reali. La prima è che in Italia ci sono gli italiani (ooooh, gran scoperta...), più esperti di altri nel riconoscere una buona pizza, e questo piccolo fattore alza il livello medio della pietanza nazionale. La seconda ragione è che quando mangio una pizza in Italia, la mangio con la gente con cui sono cresciuto, gente che non vedo per mesi. La terza ed ultima ragione è che una pizza in Italia è ben pagata. La concorrenza e la ‘normalità’ della pizza abbassano i prezzi rispetto a altri Paesi: pagare 12 euro una Margherita rende difficile la digestione a chiunque.

Preambolo fin troppo lungo per dire che in occasione del mio ultimo viaggio italiano ho scoperto un’agradabile pizzeria. Si chiama ‘L’Oste e la Regina’ e la trovate “sott'a Montedorisio”. Cioè, qui:


Ver mapa más grande

Ad essere sincero, quando mi hanno proposto di andar lì ho pensato: “pe’ ‘na pizza fin lì?”. Poi ho scoperto che lì non era tanto lontano dal mio qui di allora (Vasto City) e mi sono dovuto ricredere. Ma l'altra importante scoperta della serata è stata che, non solo ho rubato pezzi ai miei commensali (non è una gran novità...), ma che non sono riuscito a trovare nessun difetto alla pizza. A piatto vuoto ho potuto solo dire: “Era proprio buona”.

Un film: Totó Sapore (Italia, 2003).